giovedì 26 aprile 2012

Tutti i contatti  per i demo e 7" appena usciti che abbiamo passato li trovate QUI, per ora e per sempre !

SIGFRIED AND ROID RAGE

davidvanhale@gmail.com

Saranno in italia:

Marzo
19- Roma
20- Napoli
21- Latina
22- La Spezia
23- Hyeres
24- Nice
25- Torino/Genova?
26- Saronno
27- Bergamo
28- Brescia
29- Vicenza
30- Venezia
31- Bologna

Aprile

1- Firenze
2- Roma

 


KATE MOSH



YOU SUCK!




VETRO


lunedì 23 aprile 2012

PODCAST #3 !!!!


Podcast #3 online con allegato anche un bell'articolazzo del carissimo Ivan (o Igor ?).

Comunque, in questa puntata (apparte
•• Il contributo di Franca !!! ••):

• Demented Are Go
• The Hawaiians
• The Briefs
Lillingtons
• Man Or Astroman?
• Kalashnikov
• Havok
• Teengenerate
• Jellyroll Rockheads
• Sigfried & Roid-Rage
• You Suck
• Tiger Army

I MENESTRELLI DELLA FORESTA DI WALDEN!

“Essere svegli significa essere vivi. Io non ho ancora incontrato un uomo che fosse completamente sveglio. Come avrei potuto guardarlo in viso?” (H.D. Thoreau, Walden)

Vedete questi figuri qui sotto? Nel millenovecentonovantaequalcosa quasi tutti loro cominciano a suonare musica prodotta decenni prima (milleottocentonovantaequalcosa per la precisione) da persone che, magari, in cuor loro non speravano nemmeno che quei frammenti di lavoro - in tutti i sensi- sarebbero arrivati fino a noi. Premessa: in questi artisti difficilmente cercherei differenze in senso di “genere musicale” o cose del genere. E’ evidente che le loro influenze sono un miscuglio multiforme ma indistinguibile dei suoni dell’America di più di cent’anni fa.
Il blues è forse la musica, per svariati motivi, che è arrivata a noi in maniera più intatta. Insieme al blues, questi signori fondono, in senso letterale, quello che in Missisipi arrivava dai cugini bianchi: Country, Honky tonk, Hillbilly e compagnia bellissima.. Parlo di qualcosa di “indistinguibile” perché il loro suono ne coglie l’indiscutibile legame e nasce evidentemente da un’insofferenza rispetto al proprio tempo che vecchia non è lo diventata mai. Se qualcuno di loro sembra intenzionato a suonare per il semplice pubblico di appassionati, vedremo che gli altri sono piuttosto lucidi rispetto al contrasto con la società che gli sta attorno in questo momento. Che senso ha, infatti, suonare Country o Blues nel 2012?
Passo indietro. Florida, sud degli Stati Uniti. In una comunità Amish/Mammonite nasce Konrad Wert. Konrad cresce in un contesto in cui la chiesa e la religione sono il fulcro della vita. Il padre è un pastore della chiesa, il suo secondo nome è James, suo nonno è un vecchio lavoratore di nome Paul. Konrad inizia a suonare per la strada sotto l’influenza di tutta la musica sacra, Gospel e Rhythm ‘n’ Blues che ha sentito nella sua comunità e dei suoi ascolti adolescenziali di punk rock e rock’n’roll… qualche anno fa riceve un’ offerta dall’italiana Shake your Ass! e pubblica un Lp favoloso che arriva fin qui.

Possesed by Paul James è il suo nuovo nome
e la fusione di  Blues, Country e il suo trascorso di vita ne fanno una miscela esplosiva che lui stesso non sa spiegare, nelle prime interviste che rilascia, se non come “possessione”. Fino ad ora, Possesed by Paul James ha pubblicato album e 7” di rara bellezza e intensità che spalancano le porte di un mondo certamente lontano da noi e forse poco comprensibile dalla nostra lontananza, ma proprio per questo, a mio avviso, capace di far sentire un canto BARBARICO al nostro migliore dei mondi possibili assopito da localini e localetti dove ci hanno dato il permesso di pascolare nel fine settimana. Cercatevi il disco omonimo o il bellissimo Feed the family.
 Ma continuiamo a svolazzarcene in America. Qualche anno fa, a New York una rivista di moda rinomata in città organizza la festa dell’anno. Fra gli invitati, un signore piuttosto corvino (ma piuttosto..) viene invitato ad accomodarsi sulla sedia in maniera contorsionistica. Il motivo: il suddetto signore ha un buco gigantesco sulla giacca.




Dan Malchior (che gli aficionados come voi avranno sentito sulla 2^ puntata di RadioGravy!) suona e stampa dal ’92 pezzi blues usciti dalla macchina del tempo di Doc. Negli ultimi anni con i suoi gruppi ha scritto musica di svariati tipi (l’ultimo di questi i Das Menace, dategli un ascolto), prodotto opere artistiche in senso più generale, cioè romanzi, quadri e quant’altro la mente di questo scorbutico sentimentale possa tirar fuori dal cilindro! Inoltre, ha collaborato con tutta la parrocchia della scena garage internazionale. La Hate Records di Roma ha stampato una sorta di best of, s’intitola The Covert Stomp. Le sue radici sono decisamente testimoniate dai suoi primi dischi. Blues, nient’altro. Canzoni semplici e oneste quanto ossute come i pezzi scritti mezzo secolo fa da chi in uno studio di registrazione non sarebbe entrato mai. Persone che avvertivano a pelle il disagio dello sfruttamento, della povertà e dell’arrivo di un mondo imperante che avrebbe portato via prepotentemente il presente. Magari, In questo senso, la musica Country esprime tutto ciò in maniera altrettanto chiara. I canti di questa tradizione rurale come quelli risuonati da Woody Guthrie ne sono un esempio lampante. I canti originali sono a noi, ovviamente, ormai sconosciuti.  Sarà perché sono nati più di cinquant’anni prima di un altro menestrello devoto alla causa di Eck Roberts e compari??




Il primo album di Joey Allcorn s’intitola Born 50 years late ed è uscito su Blue Yodel Records! Sta suonando con le leggende dell’ Honky Tonk e il suo suono è piuttosto fedele alla musica delle origini. Le sue intenzioni siano di preservare ‘fresco’, per quanto possibile, l’impatto di questa musica. Quello che me lo fa apprezzare molto di più di altri cantautori Country di oggi è che Joey sta cercando di testimoniare questo suono (lui stesso afferma di non voler far altro che suonare Country per appassionati come lui) ma producendo dischi molto personali riesce a trapiantarlo nel nostro tempo. Insomma, se questo mondo girasse per il verso giusto, quest’intenzione sarebbe coronata dal vedere i suoi dischi su scaffali che campeggiano la scritta ‘Honky Tonk’, non davanti al pollaio. Sulle ruote del business di Nashville e quant’altro Joey è piuttosto lucido, ma il suo mondo sembra essere quello: un musicista che ci testimonia un suono che si vorrebbe fosse ancora vivo, punto. Questo non toglie nulla alla bellezza dei suoi album, ma è una differenza dagli altri personaggi che andiamo incontrando e non è sottile. Fatemi fare un esempio, magari ci capiamo meglio: fra i miliardi di personaggi di cui vorrei parlare si nasconde quel “miracle worker” di William Elliot Withmore.


 William è un contadino dello Iowa, a est degli Stati Uniti. Di preciso, Lee County. Suona ed esprime se stesso con una chitarra acustica e un banjo ed è coccolato dalla scena Hardcore di mezza America. Inoltre, passa giornate lavorando la terra della campagna fra il Missouri e il Missisipi  e la fabbrica. “Inscindibilità” è la parola che salta alla mente immediatamente. Niente ragionamenti se non quelli che sgorgano da un’attitudine spontanea, quindi assolutamente immediata. La musica è la protesi del suo lavoro e finisce dove comincia l’altro. Viviamo sullo stesso pianeta, eppure questo micro-mondo è lontano da noi eoni. Il suo ultimo album, Field Songs, è uscito sulla misconosciuta Anti Records e non aggiungo altro!
I dischi di questi pochi artisti di cui ho voluto scrivere sono una eco della voce di uomini lontani dal corso degli eventi per come lo conosciamo noi e forse ci dicono che questo mondo va affrontato per quel che è, inutile immaginare mondi inesistenti, ma le motivazioni che lo hanno plasmato sono quelle che hanno rimosso in modo traumatico il presente di quelle persone.
I cosiddetti ‘outlaws’, i ribelli agli sceriffi sugli Appalachi di due secoli fa, divengono anche loro personaggi, specie negli anni ’70. Infatti, negli anni ’50 Nashville trasforma tutto in un altro pezzo di benessere da vendere al sistema politico che si avviava a guardarsi riflesso nelle radio e nelle televisioni. Eppure, negli anni della concretizzazione ormai apparentemente irreversibile di questo percorso – i nostri – le storie di quelle persone sono per me il suono che sconvolge le carte in tavola. Tutti voi primi della classe ricorderete il film ‘L’uomo che visse nel futuro’. Lo scienziato George Well inventa una macchina del tempo per andarsene a spasso nel futuro (che tipo!). Scoperta la società del 8000, lo scienziato novecentesco assiste ad un’umanità assopita, obbediente e con la pancia piena controllata da nuovi mostri. Well ci salva e viviamo felici, contenti e biondo Hollywood. Well salva tutti perché è testimone del passato che ha vissuto tanto da rimettere in moto il presente sonnolento, come questi personaggi armati di banjo fanno nella mia fantasia. Il loro, per me, è l’urlo di un passato evidentemente non ancora sepolto ci dice che i meccanismi odierni s’interromperanno nella misura in cui senso critico e menti attente saranno sensibili al pensiero che ciò che sta succedendo in questo momento non è irreversibile. Cercando di sapere come è avvenuto magari si può trovare un pezzetto del pianeta terra così com’era che irrompe nel nostro presente facendo saltare in aria il futuro come ce lo stanno prospettando.
 Magari finisce che quel pezzettino piccolo piccolo, s’incastra nell’ingranaggio talmente bene da bloccarlo. 

“Al tempo in cui mi arrampicavo ancora sugli alberi. Era tanti, tanti anni e decenni fa. Ero alto poco più di un metro, portavo il ventotto di scarpe ed ero talmente leggero da poter volare.”
 (Frammenti, …)


Per chi fosse interessato, su BAM! N°6 uscì una bellissima column di Peter Parkinson, più dettagliata e riguardante anche l’Hardcore e sul n° 5 , un’intervista allo stesso Possesed by Paul James!


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